Ri(n)cominciare

Dopo 7 lunghi anni nei quali al massimo ho ripetuto un paio di vie gia fatte mille volte, dopo avere ripreso un peso "umano", dopo l'opportuna ripresa di contatto con la roccia in falesia si ritorna su'.

Un grazie a Baco per avere (casualmente) scelto la giornata ideale ma soprattutto per avere rivitalizzato lo stimolo a lungo sopito di osare quella cima schiva, staccata dalle sue simili, solitaria in mezzo alla folla, disdegnata anni fa a favore di piu' comodi, corti e meno faticosi avvicinamenti, quando le funivie le cercavo invece di fuggirle, quando la folla dava un fastidio relativo, minore rispetto al menzognero senso di sicurezza cosi' tipico delle pecore.

Il campanile di Val Montanaia

A meno di 3 mesi dal centenario della prima ascensione di von Glan[v|d]ell (la seconda opzione essendo falsa ma piu' appropriata per chi ha salito un tale simbolo fallico) e Saar e' meta ambita, la mattiniera partenza alle 6.30, complice qualche perdita di tempo in fase di preparazione all'attacco (si legga cacca della moglie) non ci salva dal *dover* condividere la salita con due vecchietti di Lugo, poco educatamente intrufolatisi in mezzo, piuttosto che con Baco e Robby, pazienza, se non si vuole gente ben altre mete bisogna porsi!

Mentre attendo la preparazione all'attacco ho molto freddo, dentro le scarpette trovano persino posto grossi calzettoni di lana, ho indosso tutto quello che ho, compresi guanti in pile windstopper!

Da tempo, viste le prestazioni in falesia, mi e' chiaro che questo ricomincio non mi verda' alzare la corda verso la cima ma piuttosto seguirla, portando lo zaino, la moglie non lo sa (o finge di non saperlo) ma questa via e' sua, sicurezza e' anche lasciare condurre il piu' forte: dovrebbe essere una legge di natura.

Il primo tiro e' ancora in ombra, scioccamente, preso dai brividi, con le mani quasi insensibili, lo salgo coi guanti: la sensazione e' pessima, lo zaino pesa, mi sento estraneo, mi chiedo cosa ci faccio li' incastrato in mezzo a quel camino, quasi incapace di uscirne fuori; se le mani non tengono (o sembrano tenere) dovro' salire coi piedi, una piccola opposizione, giusto un passo, e sono in sosta, baciato dal primo raggio di sole (tolgo i guanti ma non la giaccavento).

Il secondo tiro inizia con uno strapiombino ben ammanigliato ma lo zaino butta veramente in fuori, menomale che le mani nude fanno buona presa

Chiacchero nelle soste col primo della cordata lughese, si vanta di tutti i VI gradi fatti 20 anni prima, di tutte le salite al campanile (non ricordo se 6 o 7)

Il terzo tiro pure inizia con uno strapiombino mancante delle "provvidenziale manetta rovescia" promessa da una relazione (o forse siam 4 fessi che non l'han trovata), su per il camino 10m e, a un anello cementato, giusto un passo verso destra per poi risalire una lunga rampa. Il passo e' facile ma il rinvio e' tolto e ci sono 20m di corda libera, praticamente orizzontali, che lasciano intendere che pendolo si farebbe, lo zaino sembra pesare di piu', un respiro e... perfortuna che il passo e' veramente facile!

nel quarto tiro sopravvanzo, trattasi di sentiero dopo un breve e facile caminetto nel quale lo zaino e' assai d'impaccio, il problema e' semmai lo scorrimento della corda, prima dell'ultima rampetta me ne recupero una 15ina di metri per esser certo non essere bloccato dalla stessa, siamo al pulpito Cozzi

Davanti a noi la temibile fessura Cozzi sembra ben piu' bonaria di quello che poi si rivelera', il passaggio e' breve forse un metro, sicuramente meno di 2, ma lo zaino butta terribilmente in fuori, l'appiglio e' un po' unto e pende da una parte, speriamo che la mano non scivoli, il piede destro in una provvidenziale tacca sul labbro sinistro della fessura il piede sinistro piu' su, in aderenza, e la salgo per la sua parete sinistra (evitando di incastrare nel suo fondo il piede destro come piu' di una relazione suggerisce)

I due lughesi ci chiedono di lasciare i 2 stopper in posto, cosi', non si sa mai, in verita' saliranno poi la fessura in artificiale appendendosi abbondantemente agli stessi! Compare Baco gli chiedo se vuole che li lascino anche per lui, non consapevole del collaudo cui la moglie li ha sottoposti (ci si e' fatta calare sopra) e dell'uso che ne faranno i due lughesi, accetta: il suo lavoro di estrazione e recupero mi costera' un paio di birre a me e, a lui e Robby un paio di sorpassi da parte di altre cordate sopraggiungenti che ,evitando la fessura per una piu' facile parete posta 5-6m a sin (NON intuibile e meno proteggibile) li precederanno sul famoso traverso.

Il traverso, lo spauracchio per chi, come me, non ama l'esposizione, e' uguale farlo da primo o da secondo (anzi come scopriro' poi molto meglio da primo!) quindi avanzo, fortunatamente si rivela banale, i piedi trovano sempre una solida cengetta larga almeno 5 cm tranne che in un breve punto non piu' lungo di 60 cm, girato lo spigolo trattasi di sentiero

Provo i comandi a voce ma, grazie ai *simpatici* chiaccheroni lughesi, e' impossibile comunicare, cosi' non capendo una cippa, stupidamente mi metto a tirare forte per fare capire che la corda passa nel nodo! bravo fesso su un traverso!! (non si finisce mai d'imparare) Forse, grazie agli strattoni che la moglie si e' presa, un giorno potro' farmi la pugnettina di comeprare gli LPD... tentazioni di consumo

Il camino Glanvell parte con un forte ma ben ammanigliato strapiombo ove, soprattutto, i piedi trovano larghi appoggi rendendo la salita assai piacevole, oltre che protetta da un resinato, forse un po' basso, ma sempre molto "rassicurante"; dopo due metri lo strapiombo e' tale che guardandosi davanti ai piedi e' possibile vedere le ghiaie alla base delle rocce! sale poi con passi tranquilli e presto si arriva sul ballatoio

Gli ultimi 2 tiri sono una passeggiata, solo occorre fare attenzione, perche' non tutta la roccia e' solida, sgravatomi, dopo avere lasciato lo zaino nel ballatoio mi concedo anche di salire davanti l'ultimo tiro, fortuna che c'era una clessidra perche' non avevo materiale con me! devo dire che senza zaino le sensazioni non erano poi cosi' brutte, forse c'e' ancora speranza! Lascio raggiungere la vetta e suonare la campana per prima alla moglie che ha pieno merito in questa salita, mancano 10 min a mezzogiorno, il tempo e' splendido, guardando in direzione del bivacco Perugini si scorgono varie persone polleggiate sul prato, un saluto con la mano: ci sono Bed, Nabo, la ragazza di Robby e, forse, (sara' gia' arrivato? non lo sapro' perche' quando scendero' era gia' *fuggito*) Flavio Pastrello.

Aspettiamo tranquillamente piu' di un ora, il tempo non ci preoccupa minimamente, l'arrivo di Baco e Robby, preoccupati, ma non troppo, del loro ritardo. Arrivano invece le altre cordate che li hanno sorpassati, si chiacchera, i due vecchietti scendono quasi subito (dopo molti baci alla madonnina !??!?) i friulani rimangono anche loro aspettano i loro amici piu' sotto.

Siamo infine tutti in vetta, 4 noi e 6 loro, foto strette di mano, scampanate, un po' di vergogna quando Robby tira fuori il Jolly Roger di ISM e ci facciamo tutti fotografare dietro ad esso a fianco della campana (temo proprio che questa foto finisca sul sito! :-( )

In una cosa i friulani si riveleranno assai utili: suggerendo la posizione dell' anello per la seconda calata in doppia che, un po' alla sinistra (per chi scende) rispetto alla via di salita, ovvero dalla sosta in fondo alla prima calata (35m) dopo avere sceso a piedi una 15 ina di metri di facili gradini, prima verso sinistra ma infine 2m a destra, consente una calata di 20 metri evitando cosi' di giuntare le corde e di intralciare ulteriormente chi salisse verso la cima.

L'altro episodio della discesa in cui l'istruttore friulano *sotuttoio* si rivelera' ancora utile (o meglio si rivelera' utile il suo COLTELLO!!) lo lascio raccontare al protagonista, cosi' come a voi lascio la suspence!


Finisco qui con ancora i ringraziamenti: ISM non sbaglia un colpo, ogni iniziativa un successo! e piu' che dal punto di vista montagnardo, dal punto di vista umano: tutti simpaticissimi! Solo il rimpianto di non avere incorciato Flavio, ma la certezza che accadra': amo troppo il Friuli per non tornarvi a breve!


ciao, uli

(un grazie a chi non russa)

1 Luglio 2002