CIMA DELL'INFERNO

CIMA DELL'INFERNO m. 2333
Mirabilioso Settentrionale

Mostruosa performance (non voluta) di "orienteering" nel Mirabilioso.

Della serie "vatti a fidare delle cartine". 20 km a pedagna, dislivello oltre 1350 mt.!

Nuova carta Kompass alla mano, la mente malata di AGH concepisce l'ennesima scalcagnata fuori programma, con l'idea di dare un'occhiata alla zona del "Forame". Per la verita' la cartina riportava un bel sentiero in rosso e una traccia di sentiero in nero.

Si mette male gia' alla partenza. Da Malga Stue Bassa (laterale di Val Cadino) non c'e' nessun sentiero.
Procedendo a naso, imbrocchiamo il vallone che diventa subito una specie di profondo canyon dalle pareti impraticabili, con tracce incerte che si perdono nella solita boscaglia. Insistiamo, salendo su sfasciumi, boschi e pietraie. Dei perentori "latrati" in una valle accanto ci avvertono della presenza di caprioli.

Proseguiamo su erte ripidissime, molto faticose, sacramentando contro quelli della Kompass. Il Ghezzer, quando vede dei cupi roccioni, intuisce che si mette male e prima dell'infognamento classico trova *genialmente* una via d'uscita :) Qui avvista un bel
"viperone" accoccolato sugli aghi di pino che si piglia un po' di sole. Indietreggia e chiama il Moscone Bianco che sta sempre, chissa' perche', chilometri indietro.

Lo osserviamo a lungo da circa un metro di distanza, non e' spaventato. Appena si accorge della nostra presenza scivola via pigramente sotto un sasso. Quiz per gli "erpetologi", che vipera era? Colore grigio scuro, molto scuro, tendente quasi all'antracite. Era senza dubbio una vipera, per la forma della testa triangolare e la coda che si restringe repentinamente.

Scendiamo faticosamente nel canyon (piante alte da zona umida, con pietre instabili sotto) e risaliamo dalla parte opposta un costone che diventa un crinale boscoso abbastanza camminabile. Durante l'impervia discesa il Ghezzer, per fortuna non visto, piglia uno scivolone e va giu' di culo per tre metri buoni nel fango prima di fermarsi contro un abete provvidenziale. Fara' tutta la gita col culo marrone :(

Del sentiero sulla carta ovviamente nessunissima traccia. Proseguiamo a vista, cercando di indovinare il percorso di salita migliore, tra balze rocciose e boscaglia varia, in molti punti impenetrabile. Ce la facciamo. Intercettiamo la strada forestale a nord; da qui dovrebbe partire il sentiero che porta fin sotto Cima Inferno. Col cavolo! Troviamo l'attacco, ma la traccia si perde immediatamente in un bosco fitto. Decidiamo di insistere, con navigazione a vista, dove il Ghezzer puo' sfoggiare le sue *prodigiose* capacita' di orientamento. Attraversiamo un bellissimo bosco sempre piu' rado, con bellissime macchie di rodendro in fiore e spettacolari, possenti esemplari centenari di
Pino Cimbro.

Finalmente siamo oltre il limite della vegetazione e avvistiamo la cresta finale e Cima Inferno, 300 metri sopra di noi. Piu' che fattibile, col solito percorso libero (temevamo i soliti salti di roccia) su ripidi pendii perlopiu' erbosi.

E qui comincia l'INCUBO. Nugoli di *mosche cavalline* (non so se erano veramente cavalline, ma comunque un autentico tormento) ci assalgono a migliaia, ma che dico a migliaia, a MILIONI! :((( Si ficcano dappertutto, nei capelli, nelle orecchie, nel naso, negl'occhi, nel collo, un vero INCUBO!!!

Mi cade lo sguardo sulla schiena della Franza -che si era fermata un momento per bere e aveva tolto lo zaino- e inorridisco: e' letteralmente ricoperta di mosche!!!
Centinaia di mosche brulicavano sulla sua schiena in grumi ripugnanti! Il mio cappello da baseball invece sembrava un alveare :(( Non riusciamo neppure a fermarci per mangiare qulcosa prima dello strappo finale: impossibile star fermi, attacchiamo la salita per "staccare" le maledette mosche, per sfuggire a quell'orrore.

Siamo sconcertati: mai visto nulla di simile in Mirabilioso , e a quella quota!!! Non bastavano le piogge torrenziali, le tormente, i nebbioni, le sue mefistofeliche capacita' di scatenere gli elementi
naturali a centinaia di km di distanza. No, ora ci lancia il suo ennesimo flagello, le mosche cavalline!!!
Esasperati da quel tormento arriviamo finalmente in cresta, dove per fortuna si alza un bel po' di vento e le mosche (o Getto?) non riescono a essere cosi' insistenti.

Troviamo un bel punto panoramico, proviamo a fermarci per mangiare. Le mosche sembrano meno aggressive.
All'orizzonte si profilano nuvole minacciose, si ode qualche tuono. Il tempo sta cambiando. Le mosche, come erano arrivate, quasi improvvisamente, spariscono.
Incredibile! Nel giro di mezz'ora non ci sono piu'!!!
Siamo ovviamente contentissimi che questo incubo sia finito, e mangiamo in santa pace in faccia al mitico Ziolera, che svetta con la sua piramide suggestiva.
Qualche lacrima di commozione riga le nostre gote, e il nostro pensiero vola a... vabbe', lassamo perde...

Non possiamo invece fare a meno di considerare che per tutto il giorno il Ziolera e' stato sempre sgombro di nuvole, *lo stronzo*! Due falchetti veleggiano sopra le nostre teste: li osserviamo a lungo durante le loro perlustrazioni, specie quando si fermano di botto, a mezz'aria (altro che "hoovering"!!!) battendo rapidi le
ali, per osservare meglio la zona in cerca di prede. Ne vediamo uno che si tuffa improvvisamente a capofitto, chissa' se avra' preso :). Il tempo sembra volgere al peggio, decidiamo di muoverci. Saliamo in vetta alla panoramicissima "Cima dell'Inferno (forse chiamata cosi' per via delle mosche), con un cielo che invece si riapre e ci offre squarci meravigliosi sull'ampia e paradisiaca conca del Forame.

Dappertutto rododendri fioriti su un "tappeto" di piantine di mirtillo, poi mughetti, grossi fiori gialli (non mi ricordo mai il nome dannazione!), macchie di "Non ti scordar di me", miriadi di fiorellini giallo oro e genziane grosse come pugni. Uno spettacolo!
Dalla Cima ora bisogna scendere, sempre su percorso libero in quanto non esistono sentieri, verso la strada forestale che rientra sul versante della val Stue. Non ci facciamo tentare dal costolone che scende verso Malga Coston (tropo infido) e pigliamo quello a nord, piu' lungo ma piu' sicuro. Finiamo in una valle letteralmente ricoperta da rodendri, uno spettacolo, con un tappeto muschioso alto cosi': sembra di camminare sui cuscini.

Ogni tanto l'immancabile pietraia (che nel Mirabilioso si sprecano :( da attraversare con la solita (molta) attenzione. La discesa e' piu' faticosa del previsto:
la parte finale e' molto ripida, con fondo sdrucciolevole e infido, in alcuni tratti acquitrinoso.
Benediciamo i bastoncini da sci! Una manna in queste occasioni. Arriviamo finalmente a Malga Inferno, sulla forestale. Ora tocca il rientro: 11 km di strada!!!
Speriamo segretamente in qualcuno motorizzato che possa darci un passaggio. Non passa ovviamente nessuno. La forestale, all'inzio, e' meravigliosa (magnifica anche da fare in bici!), attraversa in costa bellissimi angoli di Mirabilioso con splendidi squarci sulle valli circostanti. Poi prende a scendere, ma "con molta calma". In una radura avvistiamo due camosci, che trotterellano nel bosco quando ci sentono arrivare. Due km piu' sotto un capriolo sfreccia nella boscaglia al nostro arrivo. Un grosso uccello decolla rumorosamente da un albero (gallo cedrone?
gallo forcello? La Franza ovviamente non vede mai nulla :) D'accordo ha visto i camosci, ma solo perche' quasi ci inciampava
contro.

Meno male che ci sono questi diversivi, perche' la stanchezza comincia a farsi sentire, la strada e' eterna, non finisce mai, i piedini di AGH iniziano a dare preoccupanti segni di autocombustione.

A un km dall'auto, ormai all'imbrunire, l'ultima sorpresa: un grosso *tasso* sta ravanando sui bordi della strada tra le pianticelle acquatiche di un fossato! Ci avviciniamo circospetti. Quando se ne
accorge, cerca di nascondersi nel fitto delle pianticelle. Intravediamo il grosso dorso e la caratteristica coda striata. Quando gli siamo a pochi metri ingrana la quarta e si lancia al galoppo giu' per la forestale: lo vediamo che fila via come un missile col suo culone ballonzolante!

Arriviamo alla macchina che e' quasi buio: neanche a farlo apposta, vediamo i fari di una jeep scendere e fermarsi alla stanga. Razza di bifolco! Dove sei stato fino adesso??? :((( Insoma una giornata bella piena, anzi bellissima, nonostante il flagello delle mosche cavalline di Getto.

by AGH

10 Giugno 2000

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