Don Martino Delugan, sacerdote di Tesero (Val di Fiemme, TN) è
scomparso nel 1997 all'età di 84 anni. La notizia è
stata pubblicata sul N.4 di "Lo Scarpone" di quell'anno.
Per me don Martino era l'organizzatore delle gite escursionistiche
alle quali ho partecipato tra il 1981 e il 1985. Molti anni dopo
scoprii che aveva partecipato ad ardite operazioni di soccorso alpino,
che si era distinto nel portare aiuti alle popolazioni colpite dall'alluvione
di San Martino di Castrozza del 1966 e dal terremoto dell'Irpinia
del 1980, che anni prima era diventato guida alpina destinado il
denaro ricavato agli asili di cui era stato promotore.
Se avete percorso il sentiero "Alfredo Benini" sul Brenta
vi dico che la maggior parte del lavoro di attrezzatura è
stato svolto da lui.
Quando arrivavo d'estate a Ziano di Fiemme ero in compagnia di
amici sedentari, che non ne volevano sapere di lunghe camminate
in quota. Le proposte dalle guide di Predazzo erano sempre troppo
"alpinistiche" per me, allora privo delle nozioni di base.
E tuttavia bastò un salto all'azienda di soggiorno per trovare
la soluzione: "escursioni con guida alpina", due volte
la settimana, per le quali non era richiesto alcun equipaggiamento
particolare se non quello normale da camminata.
Quando mi presentai per la prima volta al punto di ritrovo, una
mattina di fine agosto del 1981, mi sentii chiedere se avessi già
partecipato a una gita di don Martino. Scoprii così che la
guida era un religioso. Pochi minuti dopo scese da un'auto un uomo
che mi parve sulla settantina (precisamente allora di anni ne aveva
68), vestito con camicia di flanella, pantaloni alla zuava, calzettoni
e scarponi, senza alcun segno che lo facesse riconoscere come un
sacerdote: era lui, don Martino Delugan. Egli mi salutò,
memorizzò che mi chiamavo Andrea e che arrivavo da Pavia
e subito saltai su una delle auto componenti la "carovana"
della gita di don Martino.
La meta del giorno era la Cima Viezzena, un monte di 2491 m. tra
Predazzo e il passo Lusia. Allora la funivia arrivava al Lusia dalla
Valle di San Pellegrino, ma la filosofia di don Martino era un'altra:
sceglieva sempre escursioni in cui non si faceva uso di impianti
di risalita. Salimmo dunque da Paneveggio e raggiungemmo il passo
Lusia da quel versante. Da qui per sentiero arrivammo in vetta.
Durante la marcia don Martino mi raccontò qualcosa della
sua vita e delle sue ascensioni. La Viezzena era insignificante
m dal punto di vista alpinistico ma era la mia prima cima e l'avevo
fatta con lui.
Nelle quattro estati successive seguirono altre escursioni con
la compagnia di Ziano di Fiemme accompagnata dal don.
Durante le sue gite don Martino non mi chiese mai quali fossero
le mie convinzioni religiose, nemmeno invitò il gruppo a
intonare canti di montagna a sfondo religioso o a rivolgere preghiere.
Le sue escursioni erano rigorosamente aconfessionali.
Don Martino accompagnava i villeggianti di Ziano il martedì
e il venerdì ma altri due giorni la settimana svolgeva la
stessa attività con le persone di Cavalese e i due restanti
(la domenica don Martino si fermava) con i gitanti di Tesero.
E così andai a Forca Rossa, al passo Cirelle, al passo Santner,
sull'altopiano lunare del Latemar, in Val di San Nicolò,
ai rifugi Torre di Pisa e "al Velo", sui Lagorai. Molte
di queste gite prevedevano una traversata, cosa che mi dava particolare
soddisfazione. Per una settimana mancai l'ascensione alla Marmolada
per la via del ghiacciaio.
Naturalmente queste escursioni erano anche un mezzo per conoscere
ragazzi dagli interessi e capacità affini. Quindi, in cascata,
vennero il giro attorno al Sassolungo, il Piz Boè, il Viel
del Pan, il Mulaz.
Oggi tramite Internet ho rintracciato alcuni dei compagni di escursione
di una volta ma non sono ancora tornato in Val di Fiemme. Quando
ci andrò sarà anche per percorrere il sentiero che
è stato dedicato a don Martino per iniziativa dei suoi amici:
un tratto del sentiero 321 "europeo" da passo Sadole a
Valmoena, sulla catena dei Lagorai.
by Andrea Diani
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