Luna
 

E' primavera sulle Apuane meridionali, ieri gita sul Matanna, volevo andare anche sul Prana ma per la nebbia mi son perso, nel senso che proprio non sapevo dov'ero; anni di lavoro ed animali hanno creato una miriade di piste, difficile imboccare quella giusta senza riferimenti, attendevo una schiarita credendo di trovarmelo di fronte ed invece s'e' presentato il ... Piglione, ho capito che non era aria e son tornato indietro a girare per i fondovalle.

E' stato molto bello, ogni radura e' terreno di conquista per i crochi e sui cigli gia' ci son le primule, e poi paesi dai nomi curiosi: Ritrogoli ...Focchia ... Pascoso ... e pievi e panni stesi. C'e' entrato anche di ammirare uno stormo di cormorani (almeno credo) in quel fiordo che e' il laghetto nei pressi di Fabbriche di Vallico. Come direbbe un mio amico - Ho fatto il pieno di energie positive e spero mi durino per qualche giorno -

Una bella giornata di primavera, va ben cosi' che di neve non ne ho voglia di questi tempi, ma non e' stato sempre cosi', una volta la cercavo.... ricordo bene erano proprio i primi giorni di marzo di sei o sette anni fa, avevo rinunciato la settimana prima per la copiosa nevicata e cosi' ero tornato il sabato successivo.

Traversata della Tambura da Resceto: 1500 m. in salita e altrettanti in discesa di cui due terzi su ghiaccio, per valenti alpinisti non sara' certo una gran cosa ma per me era uno sforzo importante ed infatti mezzogiorno era passato da un po' quando dal costone che scende dal monte Focoletta cercavo un punto favorevole per scendere sulla Vandelli.

La neve cominciava ad allentare ma i ramponi facevano buona presa e procedevo spedito, poi una distrazione, la stanchezza o la fretta non so, un ultimo tratto piuttosto ripido e sento che il rampone comincia a scivolare ... il tempo di spostare il peso sull'altro ed anche quello, piano piano, lo segue.

Becca a valle, becca a monte, grava col peso del corpo sulla becca ... si ... domani!

Pianto la piccozza come posso, troppo in alto, ma la becca scivola inesorabilmente nel ghiaccio come fosse una granita. La tiro fuori di nuovo, cerco di avvicinarmela ed ancora la pianto ma continua a farsi strada. Intanto i ramponi continuano a scivolare ammucchiando frammenti di ghiaccio sotto gli scarponi, il pendio e' diventato ancor piu' ripido, quasi verticale e confluisce nel solco che finisce laggiu', alla Casetta nel fondo. Immagino i resoconti dei giornali:

Escursionista precipita sulle Apuane - l'incidente e' avvenuto in un luogo impervio per le condizioni proibitive (strano modo di dire per una giornata splendida) - ed a seguire i commenti dei vari esperti che adesso saranno con le gambe sotto il tavolino - ma vaff...

Intanto la scivolata non si ferma ma con le mie manovre riesco a non prendere velocita', il ghiaccio e' una brutta bestia, anche se la racconti ti scortica vivo come una grattugia, l'idea mi fa rabbrividire ... eh no! ... Cavolo! Tiro fuori di nuovo la picca, cerco di avvicinarmela il piu' possibile e poi ... zac ... con tutta la forza che mi e' rimasta ed anche un po' di piu'... non fa un centimetro ... sono fermo!

Mi guardo intorno cercando di non muovermi e adocchiato un punto tranquillo traverso con tutta l'attenzione possibile, con le punte ben piantate e la becca dentro fino al manico, per guadagnare l'amichevole tracciato della Vandelli, poco prima della Finestra.

Detto cosi' chissa' cosa sembra ma penso non sia durato che pochi secondi ed anche la scivolata sara' stata si e no tre metri ma la ricordo ancora, ed anche con un po' di strizza.

Ma le sorprese non erano finite e quella stessa sera appena partito da Resceto, in auto, piu' o meno all'altezza del Manico del paiolo vidi la luna che stava sorgendo dietro al Sella: era piena ed era enorme, solo come capita di vederla quando sorge dietro qualcosa che possa fare da paragone; uno spettacolo suggestivo anche per lo scenario che mi circondava.

Nonostante mi trovassi su di una strada asfaltata il luogo era isolato e non v'era alcuna luce oltre i fari della mia auto, in quella solitudine mi sentii soggiogato da quella visione e mi fermai.

In quel posto brullo e inospitale le rocce, come spesso accade in Apuane specialmente a quote basse, non erano nude ma con ciuffi d'erba e nella strana luce apparivano irsute, quasi viventi, avevo l'impressione di essere circondato da una banda di straccioni, una corte dei miracoli.

Gli alberi e gli arbusti erano neri e nudi, contorti ed io mi sentivo inerme davanti a quella luna cosi' grande, guardavo affascinato le sue macchie, i suoi crateri, e ben presto mi parvero lineamenti umani, ora una madre che sorride sollevata al figlio scampato ora un padre severo che ti fa la ramanzina dopo una birbonata.

Scappai da quel luogo in preda a brividi di freddo e di disagio. Quella sera a casa scrissi:

La luna s'e' alzata presto stasera
E ancor non l'accompagna alcuna stella
L'aria fresca di blu s'incupisce
E tutt'intorno gli fa aurora

La luna e' grande stasera
Sotto di lei il Sella e' piccola cosa
Brilla della sua luce, come vetro
Nella veste invernale.

Quanto sereno e' un chiaro di luna sul mare
Tanto e' angoscioso in questa stretta forra
Le ombre si allungano come giganti
Girano senza sosta prigioniere della notte
Nella pallida luce mi sento ancor più piccolo
Stasera

bjbo

9 marzo 2003

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