La mia solitaria

Oramai pensavo di non farla più, la mia solitaria.

I giorni buoni per realizzarla se n'erano già andati.

E invece, casualmente e per il 3° anno consecutivo, sabato scorso sono riuscito a dare seguito a una giovane consuetudine che sa regalarmi momenti davvero unici.

Venerdi sera, in palestra mentre praticavo i miei soliti esercizi di potenziamento delle spalle, tra un manubrio e l'altro, la decisione: sabato sarei andato in zona Alpago, ad un passo da Treviso, con l'intenzione di salire il Crep Nudo e poi fare quella che pronosticavo come una mirabiliosa e totale attraversata in cresta toccando il Capel Grande e fino al Dente del Venal.

Montagne minori, montagne sconosciute, certo non frequentate dal turismo... forse nemmeno frequentate; zone selvaggie, sentieri mal segnati, sentieri inesistenti, e silenzio, tanto silenzio, forse troppo silenzio per troppi: per questo ho scelto quel posto.

Anche se è solo un'ora abbondante d'auto, la sveglia suona alle 6.30 e alle 7.30 riesco finalmente a mettermi in strada (colazione, zaino, etc.).

Alle 9.00 in punto, non dopo aver cercato invano il punto di partenza segnato sulla cartina, riesco a mettermi in cammino.

L'aria è fredda, il cielo è discretamente coperto e tutta l'atmosfera intorno assume un aspetto traslucido, giallognolo... è la fioca luminosità del sole che trapassa la coltre di nuvole.

Bastano pochi passi per capire che stò già cominciando a perdermi: segni non ce ne sono, mentre ci sono innumerevoli deviazioni che mi lasciano perplesso... accidenti, possibile che mi trovi in un posto così poco frequentato da non essere contemplato nella manutenzione ordinaria?

Sono costretto a interpretare la cartina più e più volte ed alla fine decido di proseguire per la carrareccia principale... non importa dove, ma sicuramente da qualche parte arriverò.

Dopo 40 minuti tutto diventa chiaro e quasi mi scappa un' imprecazione nello scoprire che ero partito quasi 200m di dislivello più in basso di dove intendevo partire: ho trovato la malga segnata sulla cartina... taro nuovamente il mio altimetro... non saranno più 1000m di salita (più alcuni saliscendi sulla cresta), ma 1200... chissà neanche se ci riuscirò dopo quasi 2 mesi di assenza dai sentieri alpini.

Fa veramente freddo, devo ripararmi gli occhi, le orecchie e il collo; ne approfitto per mangiarmi un pezzo di cioccolato... un rumore in mezzo al bosco, trenta metri da me, mi fa alzare lo sguardo: è un camoscio, si è accorto di me e mi stà guardando, poi, con assoluta tranquillità si allontana, scomparendo dalla mia vista... eh si, sarà proprio una bella giornata.

Continuo da solo, nel silenzio più assoluto a marciare verso la mia meta, il sentiero diventa veramente ripido ora, il bosco ha lasciato posto alla roccia e ad alcune chiazze di erba e pini mughi e proprio in una di queste chiazze, sopra di me, mi accorgo che un altro camoscio si stà mettendo a debita distanza dal sottoscritto... evidentemente non sono abituati alla presenza umana da queste parti.

Un'altra pausa pro cioccolato e acqua, e poi via per l'ultima fatica che mi porterà direttamente in vetta.

Il sentiero, tra ogni tipo di sfasciume e ghiaione diventa sempre più ripido, a volte sono costretto ad aiutarmi anche con le mani, ma alla fine sono in cima..................

Sono contento, è una fine soddisfazione, non tanto per essere sul cucuzzolo di una montagna, ma soprattutto per essere lì da solo, in mezzo alla natura, nel silenzio più profondo...

il mio pensiero vola idealmente a 2 persone speciali: una, che mi accompagna sempre nelle mie "avventure" alpine... e nella vita; l'altra, che spesso, quando si trova anch'essa in cima ad un monte, riesce sempre a trovare un momento per dedicarmi un pensiero.

Scatto alcune foto, compresa una alla fatiscente croce di vetta realizzata con 2 pezzi di legno legati da nastro isolante azzurro e una a tutto il percorso di cresta che, da lì a poco, mi appresterò a percorrere.

Un pezzo di pane, un pezzo di formaggio, alcuni sorsi d'acqua (ormai ghiacciata) e alle 12.00 in punto sono pronto per ridiscendere leggermente dalla vetta e imboccare quello che dovrebbe essere il sentiero di cresta.

Mi accorgerò ben presto che la traccia è talmente aleatoria, che se non avessi la linea sommitale da seguire, tornerei sicuramente indietro.

Lo spettacolo è comunque grandioso, alla mia sinistra tutta la Val Cellina con l'azzurrissimo lago di Barcis; alla mia destra tutta la zona dell'Alpago con un immenso riflesso generato dalle acque piatte del lago di S. Croce... eh si, è uscito anche il sole nel frattempo.

E' una sensazione quasi inebriante quella di trovarmi lassù, a cavallo tra 2 mondi, da una parte il Veneto, dall'altra il Friuli.

Io... lassù... da solo... a calpestare il filo di una dorsale fuori dal mondo...... il sole è persino caldo ora.

Indugio non poco davanti alla ripida discesa che mi allontanerà definitivamente da quello spettacolo.

Mi soffermo un'ultima volta a guardare quella lama seghettata che ho appena percorso... e poi mi lancio a capofitto giù per una traccia che fatico ad individuare; per fortuna che alcuni segni ormai sbiaditi mi "tengono per mano".

Ma il labile conforto di quei segni svanisce assai presto e ancora una volta mi si presenta davanti, più grandiosa che mai, la natura selvaggia e pura di quei posti... davanti a me non esiste più alcuna traccia... tanto meno dei segnavia.

Cerco di muovermi in larghe serpentine nel tentativo di incrociare quello che potrebbe sembrarmi un sentiero, ma mi ritrovo completamente immerso nella verginità di quel pendio... di tornare indietro proprio non se ne parla.

E allora decido di scendere dritto per dritto: prima o poi devo per forza incrociare il sentiero che mi riporterà a valle.

E così è infatti. Mi volto indietro innumerevoli volte, nel malinconico tentativo di rimanere abbracciato a quei posti ancora per un po'... fino a quando il bosco mi inghiotte e rende inutili i miei indugi su quello che ho appena lasciato.

Il rientro fino all'auto è veloce... tra alberi spogli e foglie secche che scricchiolano sotto i miei scarponi faccio fatica a domare i miei pensieri, sono intenti a fare delle lunghe galoppate sulle montagne cho ho appena attraversato... montagne minori... montagne sconosciute... montagne silenziose, ma che hanno saputo parlarmi della loro idilliaca bellezza.

Grazie.

Raramente ho conosciuto una così grande soddisfazione nell'andare in montagna, un equilibrato senso di pace e sintonia con la natura.... una serenità interiore spesso agognata.

....oramai pensavo di non farla più, la mia solitaria.

I giorni buoni per realizzarla se n'erano già andati.... fortunatamente mi sbagliavo.

Bye. Robby... the Flyman

12 Nov 2002