...Già dal paese di Andalo un cartello vieta
il transito; devono
passare i "gatti".
E' una sorpresa inaspettata. Facciamo buon viso a cattiva sorte
e ci
sobbarchiamo qualche chilometro in più.
Il cielo è coperto, non fa freddo. Saliamo a testa bassa
fissando il
cono di luce delle frontali, il fiato condensa. Nessun'altro è
passato.
Usciamo dal bosco mentre il cielo rischiara; leviamo le pile e
calziamo le ciaspole. Ci alziamo di quota cercando il passaggio
del
sentiero estivo, c'è un silenzio fantastico. Prima l'aria
era ferma,
ora si alza una gelida brezza che sempre accompagna l'alba.
Un caldo colore riveste le cime del Galìn e dei Lasteri,
spunta il
Croz dell'Altissimo. Il vento si fa più forte, è tramontana
schietta,
le nubi si ammassano verso sud, il cielo prende colore.
Superiamo in altezza il Passo dei Camosci ed entriamo nel grande
anfiteatro dei Lasteri, un'arena di dossi, dune, conche e piccoli
avvallamenti degni del miglior quadro.
E' un mare bianco, una tela infinita nella quale la nostra scia
pare
una cucitura, noi ne facciamo parte, siamo l'intarsio, il ricamo.
Puntiamo dapprima il Passo dei Lasteri; la sua linea superiore
si
staglia netta nel fondo blu del cielo. Man mano che si sale, da
là
dietro spuntano lentamente le cime del Brenta centrale, le riconosco
tutte.
Passiamo dei tratti in cui - pur con le racchette - sprofondiamo
fino
alle anche. Fatichiamo, imprechiamo, sudiamo perfino nell'aria secca
e
pungente che pare polare.
Arranchiamo con decisione per solchi di neve inconsistente, tendiamo
al Croz. Quanta neve..., gli ammassi che si sono creati hanno le
forme
più diverse, a seconda dei capricci del vento, qualcuna la
sfaldiamo
passandoci sopra.
Montiamo una serie di dossi che formano un lungo costolone verso
la
cresta; la neve si fa dura, le racchette finalmente scricchiolano,
siamo felici, i contorni delle montagne sono netti, paiono figurine
incollate su carta.
Lasciamo sulla destra il Passo dei Lasteri e con l'ultima impennata
arriviamo sulla cima nord del Croz.
La stretta di mano annienta la fatica, increduli ci guardiamo intorno;
la Brenta Alta, il Basso, La Torre dei Armi, Cima Brenta, e poi...
cos
'è quella, ma certo, è Cima Sella, poi la Falkner,
Cima Roma.
Vedi il Pedrotti? Ma sì, proprio quel puntino.
Ci sporgiamo solo un pochino a ovest; è impressionante guardare
nel
fondo della Val delle Seghe mille metri più sotto, e poi
giù fino al
Lago di Molveno, e ancora fino al Baldo, lontanissimo.
Scattiamo qualche foto, ci ripariamo dal forte vento, mangiamo
qualcosa.
Poi scendiamo. No, non per la stessa strada, troppo lunga. E allora
via, tagliamo di qua, giù per il costone, su per i dossi.
Scorazziamo entusiasti in quel mare bianco che ora è rigato
da un filo
scuro; la nostra traccia.
giorax
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