SINTESI DELLE NORME DI SICUREZZA

Sintesi del comportamento da tenere in montagna innevata, al fine di ridurre il rischio di valanghe, precisando che non deve essere fatta molta distinzione tra salita e discesa (a parte la scelta del percorso) in quanto il pericolo si può manifestare in entrambi i casi e in discesa è più grave, a parità di condizioni di stabilità, in quanto la velocità riduce le possibilità di valutazione durante il percorso e l'effettuazione delle curve aumenta la sollecitazione dinamica sul manto nevoso a causa della componente della forza centrifuga scaricata sulla neve.

VALUTAZIONE DEL PERICOLO
prima di partire

- esaminare il bollettino valanghe della zona interessata;
- esaminare il bollettino meteo generale e locale (fonti attendibili);
- acquisire informazioni sulla situazione meteo-nivologica locale (Commissioni Valanghe Comunali, Guide Alpine, Guardie Forestali, ecc).
- studiare i percorsi di salita e discesa sulla carta topografica, valutando pendenze, esposizione, vegetazione e morfologia del terreno.

Occorre tener presente che:

- i pendii al di sopra dei 50° tendono a scaricare durante o subito dopo la nevicata, per cui il pericolo si riduce rapidamente specie sui versanti più caldi;
- i distacchi su pendii inferiori a 28°, a meno di neve fradicia, non si verificano (su queste inclinazioni possono tuttavia scorrere valanghe staccate più a monte o si possono effettuare distacchi indiretti se più a monte le inclinazioni sono superiori);
- i pendii, pertanto, che devono essere analizzati più accuratamente perché più facilmente soggetti ad accumuli sia da precipitazioni che per effetto eolico e potenzialmente instabili, sono quelli compresi fra 28° e 50°

sul posto

- Informazioni locali più dettagliate.

- Osservazioni:
. neve: caratteristiche, quantità di neve fresca, apporti eolici (accumuli, cornici),
temperatura, stratificazioni, tempo intercorso dall'ultima nevicata;
. valanghe già esistenti: tipo di valanghe, se recenti o remote, cause ipotizzabili
di distacco, quote ed esposizione dei versanti di distacco;
. situazione meteorologica: vento, sole, temperatura, precipitazioni ecc;
. tempo: stagione, ora del giorno;
. terreno: pendenze, asperità, vegetazione (erbacea, cespugliosa, arborea).

Valutazione qualitativa della neve sul pendio critico:
- esame della struttura stratigrafica del manto nevoso (profilo stratigrafico):
- tipologia dei cristalli
-
dimensioni
-
coesione fra i cristalli e fra gli strati
-
temperatura e umidità

test

- durezza (test della mano);
- coesione (test della pala);
- piani di slittamento interposti nel manto (test del trapezio, della colonna, del triangolo o del blocco di slittamento).



note
neve fresca
a basse temperature:

- fino a 30 cm ca.: è possibile qualche distacco sui pendii più ripidi: il pericolo per lo sciatore è localizzato soprattutto sui pendii sottovento e nei canaloni;
- fino a 60 cm ca.: il pericolo coinvolge anche pendenze medie e può diventare "marcato" o "forte" e generalizzato sia per lo sci-alpinismo che per il "fuoripista;
- oltre i 60 cm. il pericolo diventa "forte" o "molto forte" (gradi 4-5) e sconsiglia
qualsiasi attività fuori dalle zone controllate.

Questi valori sono orientativi e servono per dare un ordine di grandezza. L'instabilità della neve caduta, inoltre, è da considerare di maggior durata quanto più basse sono le temperature e quanto più elevata è l'intensità di caduta.

il vento aumenta grandemente il pericolo, soprattutto in inverno, più che in primavera, spostando sottovento alle dorsali, alle creste e ad ogni convessità del terreno, grandi quantità di neve, per cui una nevicata di anche pochi centimetri, mentre non crea problemi nelle zone sopravento, può formare accumuli di neve instabile sottovento, dove si formano lastroni che non aderiscono agli strati sottostanti preesistenti.
Per la formazione di lastroni è sufficiente un vento di 25Km/h.
I pendii più favorevoli alla formazione di accumuli di neve o di lastroni instabili sono compresi tra 28° e 50°.
la temperatura

i suoi effetti dipendono dal tipo di neve

Temperature molto basse:

- ritardano il consolidamento degli strati di neve fresca, prolungando nel tempo il pericolo di valanghe di neve a debole coesione possibili a qualunque ora del giorno o della notte;
- favoriscono la formazione di lastroni di neve ventata in quanto il vento può spostare la neve che resta leggera per tempi maggiori;
- favoriscono la formazione di brina di superficie che, ricoperta da ulteriori nevicate, ne impedisce l'adesione agli strati sottostanti e fa da piano di scorrimento per valanghe di superficie;
-se durature nel tempo, favoriscono la formazione di un elevato gradiente termico nell'interno del manto nevoso, determinando la formazione di brina di fondo, che riduce la resistenza del manto creando i presupposti per il distacco degli strati soprastanti;
- su neve umida primaverile favoriscono il consolidamento del manto nevoso, specie in superficie, e la riduzione del pericolo.

Temperature elevate (dell'aria) uguali o maggiori di zero gradi:

- nell'immediato favoriscono il distacco della neve fresca sui pendii più ripidi;
- a lungo termine, (qualche giorno o settimana a seconda del maggiore o minore riscaldamento), favoriscono un rapido assestamento e una riduzione del pericolo;
- la pioggia accelera il riscaldamento del manto anche in profondità ed è pericolosa, soprattutto se cade in inverno a quote superiori a 2000-2500 m, per valanghe di neve umida in quanto vengono disgregati i legami formatisi tra i cristalli per assestamento (evento raro);
- la neve primaverile è molto stabile al mattino fino a che l'acqua di fusone, percolata all'interno del manto del manto nevoso il giorno precedente avvolgendone i cristalli, li tiene strettamente saldati per effetto del rigelo notturno; con l'avanzamento della stagione primaverile, la riduzione del numero di ore notturne e l'aumento delle temperature, la crosta superficiale anticipa sempre più la perdita della portanza al mattino. In tal caso sono possibili valanghe di neve bagnata dalle ore più calde fino all'imbrunire.

E' da tener presente che la temperatura esterna, se non c'è percolazione di acqua all'interno del manto nevoso o altri fattori di trasporto di calore (rocce, cavità, ecc.), influisce solo sugli strati superficiali fino ad un massimo di 30 cm.



COMPORTAMENTO
alla partenza

accensione dell'ARVA e controllo, nell'ordine:

- corretto indossamento
-efficienza delle pile
- funzionalità in ricezione e in trasmissione
- controllo che tutti siano in possesso della pala da neve.

durante il movimento - privilegiare terreni convessi (dorsali, creste sul versante sopravento) rispetto alle zone concave che sono, in genere, più innevate e pertanto devono essere osservate con cautela prima di inoltrarvisi per una discesa;
- evitare i canaloni, specie il loro lato sottovento;
- evitare i pendii dominati da cornici che sono sempre indice di presenza di
lastroni di neve ventata sui versanti sottovento alle stesse;
- diffidare dei pendii aperti, in particolare nei primi giorni successivi alle nevicate (specie se cadute su brina di superficie formatasi sui vecchi strati) e con temperature basse o dopo lunghi periodi di sereno e freddo intenso, specialmente sui versanti in ombra (possibile riduzione della stabilità per presenza di brina di fondo); dovendoli attraversare, farlo il più in alto possibile, preferibilmente a ridosso delle rocce.

Nell'attraversamento di un pendio aperto:

- mantenere distanze tali da far sì che una persona sola alla volta si trovi sul pendio critico;
- se fosse troppo ampio, le distanze dovrebbero essere comunque tali da ridurre al minimo i carichi concentrati in una zona ristretta.

Se i pendii hanno inclinazione elevata:
- dovendoli risalire, può essere più sicuro salirli a piedi sui margini, seguendo la massima pendenza;
- evitare lunghe diagonali con curve, in quanto interessano una elevata superficie, con maggiori probabilità di caricare zone instabili;

Un pendio giudicato pericoloso non deve essere attraversato.
Non potendo seguire un altro percorso, è necessario attraversarlo uno alla volta, sotto lo sguardo dei compagni fermi in zona sicura; l'attraversamento deve essere fatto in lieve discesa, per ottenere una velocità sufficiente a percorrerlo rapidamente, ma non tale da diventare eccessiva per quelli che scenderanno dopo sulla stessa traccia, al fine di evitare cadute (sollecitazioni dinamiche);

Per il suo attraversamento occorre prendere qualche precauzione in più per ridurre i danni di un eventuale travolgimento:

- indossare un passamontagna e chiudere bene il cappuccio della giacca a vento, per evitare di respirare neve o essere soffocati da neve che dovesse ostruire le prime vie respiratorie (rischio, rispettivamente di annegamento o di asfissia);
- indossare gli indumenti caldi e asciutti disponibili, al fine di ritardare gli effetti dell'assideramento;
- un eventuale zaino deve essere strettamente vincolato alla vita ed al torace per evitare squilibri con cadute anticipate e per rallentare la perdita di calore dal dorso a contatto della neve
- per chi avesse sci o bastoncini, svincolare gli sci e le mani dai rispettivi laccioli.

Tener presente, comunque, che anche un comportamento corretto non può eliminare certo rischio residuo che sarà tanto più basso quanto più approfondite sono la conoscenza della montagna, nei suoi vari aspetti sia estivi che invernali, e la preparazione meteo-nivologica, finalizzata al fenomeno delle valanghe.